mercoledì 24 febbraio 2010

petrolio nel Lambro


Non servono commenti: maledetti!

venerdì 19 febbraio 2010

monza provinciale, gran premio a roma


Sono davvero sconsolato nel leggere sui giornali locali e non, ormai da molto tempo, della vicenda del gran premio di F1 che si vorrebbe organizzare a Roma. E' davvero sconsolante, e non mi riferisco alla ovvia e banale rabbia di un brianzolo che si vede "scippato" di uno dei pochi avvenimenti importanti che si svolgono nella sua realtà (forse l'unico davvero importante, di ampio respiro), ma indirizzo la mia rabbia al triste teatrino che vede protagonisti i rappresentanti delle istituzioni locali; e, non bisogna avere paura nell'ammetterlo, la cosa che più fa rabbia è che si tratti di esponenti della mia area politica.
Sono certo che questi signori abbiano ben chiara la posta in palio, non li considero affatto degli sprovveduti. Sono convinto che abbiano in testa la reazione della gente ad un possibile passaggio a Roma del Gran Premio d'Italia di F1, al conseguente abbandono (di fatto) dell'autodromo più antico e famoso del mondo, al tradimento dell'identità di Monza. Sì, identità: non conosco monzese che non si identifichi con il tracciato del Parco; il disegno che lo raffigura è più rappresentativo di qualsiasi altro emblema per la gente di queste parti; nel mondo, Monza è conosciuta per il Gran Premio molto più che per la Villa Reale o per il Duomo. E, non da ultimo, il fattore economico: a quanto ammonterebbe la perdita monetaria per l'indotto commerciale, turistico e di ogni altra natura che un avvenimento così importante ha finora portato alla Brianza e che, di colpo, verrebbe meno?
In Consiglio Comunale abbiamo votato, qualche mese fa, un ordine del giorno in difesa del Gran Premio di Monza: è poca cosa, è un atto politico, una manifestazione d'intenti che un Comune può fare per testimonianza ma che non ha, di fatto, un potere vero e proprio. E certamente non possiamo sentirci sollevati moralmente con questo semplice atto: l'eventualità prospettata più sopra avrebbe un inevitabile effetto deflagrante anche nelle realtà comunali vicine al Parco e all'autodromo. La gente, giustamente, ci riterrebbe complici, in quanto facenti parte dello schieramento politico dell'attuale Sindaco di Monza, del Presidente della Provincia di Monza, del Presidente della Regione e, non da ultimo, del Sindaco di Roma (con, sullo sfondo, un Governo nazionale dello stesso colore).
Ce ne stiamo rendendo conto a pieno? Un movimento politico maturo e che gode di ampi consensi non può pensare di vivere di rendita lasciando che il territorio perda un suo simbolo, un suo elemento identitario, un suo fiore all'occhiello e un suo enorme tesoro.
Non possiamo permetterlo.

domenica 7 febbraio 2010

Fiume a Villasanta


Davvero bella l'iniziativa di ieri pomeriggio in Villa Camperio: una conferenza sulla Giornata del Ricordo, ovvero il tributo che solo ultimamente viene riconosciuto alle vittime della repressione anti-italiana in Istria e Dalmazia alla fine della II Guerra Mondiale, oltre che alle migliaia di esuli che lasciarono le loro case e i loro affetti in quelle terre.
Particolarmente toccante è stato il racconto di uno dei testimoni di quel dramma, Sergio Baratto, che ha ricordato come non solo fu doloroso perdere la casa e la propria terra, ma se possibile ancora di più l'essere definito uno "sporco fascista" dai ferventi comunisti dell'Italia post-bellica (interessante, peraltro, il parallelo con la cronaca più recente nella citazione dell'episodio nel quale Baratto ricorda come, già all'epoca, gli stessi che minacciavano la sua famiglia - colpevole di essere scappata dal paradiso comunista di Tito - volevano anche togliere i crocifissi dalle scuole del paese). Baratto, che ora vive a Monza, ha ricordato con una passione davvero commovente gli anni in cui visse a Villasanta, paese che è riuscito a regalargli momenti di tranquillità e a cui "rimarrà sempre grato".
Finalmente, dopo molti anni di silenzio, vengono raccontate queste buie pagine di storia italiana, per troppi anni lasciate nel silenzio di chi non ha avuto il coraggio e l'onestà di riportarle nei libri scolastici. Finalmente anche per queste vittime della guerra e della successiva ritorsione viene fatta giustizia storica.